
Concentramento: questo è il titolo di un nuovo reality show dai risvolti sadici e inquietanti, dove i partecipanti vengono rastrellati lungo le strade e poi costretti a rivivere sotto l’occhio della telecamera il dramma dei lager nazisti…
Non preoccupatevi, si tratta solo di una trama romanzesca e non di un evento reale, anche se al giorno d’oggi l’offerta dei palinsesti televisivi è talmente bassa e scadente da far nascere il dubbio che un tale orrore, magari in un futuro più lontano, potrebbe anche materializzarsi sui nostri schermi. E Amélie Nothomb, probabilmente schifata a sua volta dall’odierno proliferare della tv-spazzatura, non ha resistito alla tentazione di imbastirci sopra una storia, magari augurandosi di non dover un giorno rimpinguare quell’esigua schiera di profeti di sventure che hanno visto realizzate nel tempo le loro previsioni.
In sostanza, nel romanzo Acido solforico i poveri malcapitati vengono rinchiusi in un campo di concentramento e privati dell’identità del nome (sostituito da lettere e numeri), nutriti in malo modo, costretti ai lavori forzati e sorvegliati da veri e propri aguzzini, che sono sempre pronti ad insultarli e picchiarli. Fino a quando all’interno di questo sconcertante contesto, che richiama alla memoria la ben più tragica realtà vissuta dagli ebrei nel secondo conflitto mondiale, non comincia a prendere forma la personalità pura e luminosa di Pannonique, la detenuta CKZ 114, che grazie al suo carattere valoroso e altruistico diventerà non solo un punto di riferimento per tutti gli altri prigionieri, ma anche l’imprevista beniamina dei telespettatori, in perenne contrapposizione con la rozza kapò Zdena, simbolo di mentalità ottusa e meschina. Quello tra le due donne è un rapporto di amore-odio che si spinge fino ai limiti estremi, percorrendo tappe instabili e burrascose, ma dal quale deriveranno dei risvolti assolutamente impensabili.