
Marco Missiroli scrive discretamente bene, con uno stile lento, misurato ed essenziale che lo pone al di fuori delle solite tendenze. E per quel che può valere, negli ultimi anni è riuscito ad ottenere anche dei riconoscimenti: il Campiello opera prima per il romanzo Senza coda (2005), il Premio Insula romana per Il buio addosso (2008), il Premio Comisso e il Premio Tondelli per il romanzo Bianco (2009). Ma se per quest’ultimo libro avevo tessuto delle lodi, per quello di oggi non posso fare altrettanto. L’inizio è poco coinvolgente e al limite del noioso, poi la storia prende finalmente piede assumendo un ritmo più interessante, ma nel complesso rimane qualcosa che non mi convince.
Il protagonista è Pietro, un ex prete che si reca a Milano per fare il portinaio in un caseggiato. Riservato e taciturno, con un carattere forse poco adatto alla nuova mansione, riesce comunque a diventare un punto di riferimento per diverse persone. Forse perché è capace di “ascoltare”, qualità assai rara nella nostra epoca attuale dove tutti si mettono in piazza o si parlano addosso. Nel condominio pullula una variegata umanità, dall’avvocato omosessuale pedante e caustico al giovane strambo e problematico, dalla moglie fedifraga alla vedova inconsolabile, tutti alle prese con problematiche esistenziali più o meno grandi. Il modo di osservare di Pietro è discreto ma chirurgico; agli occhi degli altri sembra una persona quasi invisibile, ma in realtà fotografa tutto quello che vede, non si lascia sfuggire nulla. Talvolta interviene in modo discreto per dare un aiuto a qualcuno, per favorire delle piccole svolte, non si capisce se per autentico interesse o per l’abitudine del ruolo precedentemente svolto. Diciamo che il suo carattere viene tratteggiato in modo un po’ ambiguo, nel senso che chi legge fatica a coglierne la vera natura e le reali intenzioni. Appare invece chiaro che l’ex-prete nasconde dei segreti e che se si trova in quel palazzo non è di certo per fare il custode o il risolutore perpetuo dei problemi altrui. I suoi interessi sono infatti concentrati in modo ossessivo sulla famiglia Martini, composta da un medico pediatra che vive con la moglie e la figlia piccola. Un giorno Pietro arriva addirittura al punto di entrare di nascosto nel loro appartamento per curiosare e rovistare tutt’intorno: un atteggiamento non solo irrispettoso ma anche deplorevole, che non sfugge all’occhio attento dell’avvocato.