
Non so più cos’altro scrivere di Bufalino, se non che il rituffarmi nelle sue pagine mi comporta ogni volta anche il fatto di perdermici dentro, con il rischio di affogare in qualche perifrasi di rara bellezza. E il naufragar m’è dolce in questo mare, per dirla con Leopardi.
Lo so che rischio di ripetermi, ma non posso fare a meno di riflettere su quanto sia difficile trovare oggigiorno uno scrittore capace di esprimersi con tanta poetica ed eleganza stilistica senza che l’una vada a discapito dell’altra. Per carità, non mi aspetto dagli autori moderni delle prestazioni così forbite e per certi aspetti sorpassate, ma qualche etto in più di buono stile e cultura non mi dispiacerebbe affatto. Intendiamoci, tra le tante banalità che i grandi editori danno in pasto alle masse si scopre ogni tanto una perla, magari un po’ in disparte, ma di scrittori capaci di valorizzare a fondo la lingua italiana se ne trovano veramente pochi. Tra gli autori di oggi porterei con me sulla famosa isola deserta Sebastiano Vassalli e Michele Mari (i loro libri, beninteso), mentre per quelli di ieri la scelta è senza dubbio più vasta: si pensi a Landolfi, Calvino, Bassani, Gadda, Pavese, Sciascia e altre simili personalità. Chiudo però adesso questa parentesi con qualche margine di dubbio, ossia in buona fede, visto che tra i contemporanei ho ancora molto da rovistare…