
Giaceva di traverso e dormiva appassionatamente, dimentico di sé, con la testa madida di sudore, a gambe larghe e braccia spalancate, un sorriso stanco e sprezzante sulle labbra, come se intuisse che lo stavano guardando dal buco della serratura.
In effetti qualcuno lo stava osservando, passando con sguardo curioso dal suo viso cupo e sgraziato, già inciso da molte rughe, al suo naso grande e carnoso, al mento aguzzo e prepotente. Lo spettacolo era infatti quello di un uomo abbastanza brutto e avanti con gli anni, al che Teresa, la serva della locanda dove lo straniero aveva da poco pernottato, si stava domandando cosa potesse avere di tanto speciale da risultare così affascinante agli occhi di tutti, in particolare a quelli delle donne, visto che dopo la rocambolesca fuga dal carcere di Venezia la sua fama di avventuriero, passando di bocca in bocca, dai mercati alle osterie, l’aveva preceduto ancor prima dell’arrivo a Bolzano. Teresa lo stava insomma spiando senza troppo pudore, in compagnia di altre comari morbose e indiscrete, neanche fosse una specie rara, uno strano animale in via d’estinzione.
Era come se attraverso il buco della serratura avessero visto finalmente un uomo, come se, nell’attimo stesso in cui avevano posato gli occhi sullo sconosciuto immerso nel sonno, avessero sottoposto i loro mariti, i loro amanti e gli altri uomini incontrati fino a quel momento a un esame imprevisto.
Perché i maschi – come intuirono le femmine in quell’attimo così esaltante – erano di solito padri e mariti a cui piaceva ostentare atteggiamenti virili, darsi arie di superiorità, correre dietro le gonnelle, esibire patrimoni, pavoneggiarsi con cariche e titoli fino a rasentare il ridicolo, mentre riguardo a questo forestiero si dicevano cose ben diverse. Girava ad esempio la voce che egli fosse un truffatore perseguitato da creditori e strozzini inferociti, un reietto dell’umanità inseguito dagli sbirri e da mute di cani attraverso le frontiere, incalzato addirittura dai mercenari dell’Inquisizione per peccati commessi contro la morale e la virtù, ma che nello stesso tempo fosse anche un uomo che non pretendeva dalle donne tenerezze diverse da quelle che era in grado di offrire, che non aveva bisogno di alzare la voce per dimostrare qualcosa o di gonfiare il petto per declamare i suoi sentimenti. Un vero uomo, insomma, come in giro non se ne trovavano più, e che era tale con ostinazione e fino in fondo, così come una quercia è semplicemente una quercia e una roccia è semplicemente una roccia; un uomo, in definitiva, che voleva soltanto dare e ricevere, senza fretta e senza avidità, perché ha dedicato l’intera esistenza, ogni sua fibra, ogni barlume della sua coscienza e ogni muscolo del suo corpo al richiamo imperioso della vita.