Sebastiano Vassalli, un ricordo

vassalli

Un’altra grande perdita per il mondo letterario italiano: la scorsa notte è morto Sebastiano Vassalli. Aveva solo 73 anni. Era candidato al Premio Nobel 2015 per la letteratura. A settembre avrebbe dovuto ritirare il Premio Campiello alla carriera.

Nel blog trovate le recensioni di due suoi romanzi, La chimera (Premio Strega 1990) e Cuore di pietra, emblematici dell’ampia cultura, dell’abilità narrativa e del profondo lavoro di ricerca storica che caratterizzavano il suo modus operandi. Nei suoi testi le analisi storiche e sociali si sono fatte vera e propria letteratura. In un’intervista fattagli da Repubblica nel 2014, dove si era un po’ confessato superando la scontrosità che da sempre lo caratterizzava, Vassalli aveva detto che “Le grandi storie sono nel passato, o nel futuro. Il presente è la vita del condominio. C’è qualche spunto che diventerà importante, ma noi non possiamo coglierlo o, nel momento in cui si manifesta, non ha bisogno dello scrittore. Ne parleranno la televisione, i giornali, Internet”.
Tra le sue grandi passioni c’era anche il “poeta maledetto” Dino Campana, alla cui vita aveva dedicato il romanzo La notte della cometa. Un libro a mio avviso bellissimo, di cui un giorno posterò un articolo. Nel frattempo mi sono proposta di leggere anche Il Cigno, Un infinito numero e Marco e Mattio.


Per ricordare Sebastiano Vassalli, propongo qui di seguito uno splendido brano tratto da La chimera (capitolo quattordicesimo, p. 133-134):

Antonia crebbe rapidamente, e, secondo quanto possiamo desumere dagli atti del suo stesso processo, crebbe bene: fin troppo, per la sua condizione e per i gusti dell’epoca. Nell’unanime riconoscimento della bellezza di Antonia da parte dell’inquisitore, dei giudici, dei compaesani e di quanti al processo parlarono di lei sembra quasi affiorare un turbamento, un’indignazione come in presenza di una colpa: che diritto aveva una ragazza del popolo – sembrano chiedersi in sostanza tutti costoro di cui s’è detto – e per giunta esposta, d’essere così bella? Non era forse implicito, in tale bellezza eccessiva e fuori luogo, un elemento scandaloso e diabolico: la ricorrente lusinga dell’antico tentatore dell’uomo manifestantesi “nella piccola voglia, ò neo, posta di lato del labro superiore sinistro”, nel “passo andante”, nell’armonia delle forme del viso e di tutta la persona? Perciò l’inquisitore Manini, al termine del processo, iniziò la sua arringa accusatoria con citazioni dal Libro dei Proverbi (“Exaltatio oculorum est lucerna impiorum peccatorum”, tutto ciò che piace troppo ai nostri occhi ci induce a peccati d’empietà); e da un autore pagano, Giovenale. Che in una delle sue famosissime Satire aveva scritto “rara est adeo concordia formae atque pudicitiae”, cioè: bellezza e onestà raramente vanno d’accordo tra loro. Proseguendo l’arringa, l’inquisitore sviluppò poi il tema del carattere innaturale della bellezza di Antonia: che se non fosse stata opera del diavolo – disse – non avrebbe potuto manifestarsi in regioni “ove le acque dei risi s’impaludano, e i pestiferi miasmi di esse avvelenano l’aria facendo ammalare gli uomini, intristire le donne e perfino i fanciulli; sí che chiunque vorrà aggirarsi in quelle contrade della sponda del fiume Sesia, vedrà rappresentati, nelle genti che ivi vivono, esempi inequivocabili della degradazione umana: visi gialli, occhi lucidi di febbre, ventri prominenti, vecchiezze precoci!” Queste parole dell’inquisitore sono tradotte dal latino, perché negli atti del processo di Antonia soltanto gli interrogatori dell’imputata e dei testimoni risultano scritti in volgare; circa poi il loro significato, va detto che il quadro che ne viene fuori, delle miserie della bassa, è senz’altro eccessivo. Le condizioni della pianura novarese all’inizio del Seicento non erano così catastrofiche come le descrive Manini, ed anzi non erano granché diverse da quelle di altri luoghi della campagna lombarda e italiana. In collina, attorno ai laghi, tra le montagne, il lavoro dei campi era duro ovunque; ovunque, i contadini apparivano precocemente vecchi e si manifestavano tra loro casi di tubercolosi, dovuti ai disagi dell’ambiente ed al latte delle bestie infette, ed anche altre malattie, come lo scorbuto e la malaria. Ma la coltivazione del riso aveva molti nemici, soprattutto nelle città; ed era vivo e circolante un pregiudizio – a cui Manini, con le sue parole, mostra di dare credito – per cui spesso si attribuivano alla bassa tutte le infermità e tutte le degenerazioni procurate all’uomo da abitudini malsane e da ambienti insalubri, e se ne dipingevano gli abitanti come mostri; mentre all’opposto le valli alpine, piene di tubercolotici, di rachitici, di gozzuti, di ebeti, venivano lodate per la salubrità dell’aria e delle acque e della vita che vi si conduceva. (E avrebbero dovuto venir lodate anche per la bellezza delle donne, se il ragionamento dell’inquisitore avesse avuto un fondamento di verità. Invece, non risulta che le montanare abbiano mai goduto fama d’essere tutte belle, né al contrario che le donne della bassa siano passate in proverbio per la loro bruttezza. In tutta l’Italia settentrionale, e in tutta Italia, le donne furono sempre come sono ora: un po’ belle, un po’ brutte).

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14 pensieri su “Sebastiano Vassalli, un ricordo

  1. Athenae Noctua

    Nonostante abbia letto solo due dei suoi romanzi, mi dispiace pensare che non avremo altre sue opere: quella di Vassalli era una voce di qualità, capace di una narrativa sostenuta nonostante la tendenza alla facilitazione che oggi domina il mercato editoriale… lui ha resistito e sarà per questo un classico del futuro.

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    1. Hai ragione, potrebbe anche diventare un classico… Del resto, anche se non si omologava alle mode letterarie del momento, anche se si teneva lontano dai soliti riti e miti dei circoli letterari e da qualsiasi forma di ostentazione massmediatica, era comunque riuscito a farsi apprezzare a livello internazionale… proprio per la qualità delle sue opere. Però qui in Italia, chissà perché, mi sembra che ultimamente dei suoi libri non se ne parli abbastanza… Bisogna girare decine e decine di blog letterari per riuscire a trovare una recensione ben curata di un suo romanzo, mentre purtroppo capita di essere sommersi da fiumi di commenti su certi testi di narrativa che anche mia nonna, se fosse ancora viva, definirebbe senza tanti mezzi termini “spazzatura”.

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      1. Athenae Noctua

        Sui blog letterari e la qualità del materiale recensito e segnalato potremmo aprire una discussione potenzialmente infinita. Vassalli richiede tempo e pazienza, non lo si legge come le montagne di libri che affollano siti internet di maggiore o minore successo, e spesso si prediligono autori stranieri, il che non aiuta certo uno come Vassalli ad arrivare a grandi visualizzazioni nei bog; anche la tv, in fondo, ne ha parlato solo perché è morto (la notizia del Campiello alla carriera non ha transitato minimamente fra calciomercato e prove costume). Io stessa non sono una grande lettrice di autori contemporanei e leggo pochi Italiani viventi, più per diffidenza nei confronti delle scelte dei grandi editori che per essere snob, ma, agganciato un grande narratore come Vassalli, non lo si lascia più, se si ha una vaga idea di cosa sia la Letteratura.

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  2. Pingback: Conmoción por la muerte de Sebastiano Vassalli > Poemas del Alma

  3. Carissima Alessandra, dal momento che ti seguo e ti stimo, avevo scelto questa volta di tacere, per non contraddirti pur, nel contempo, non essendo io stesso sicuro delle ragioni per cui ti avrei dovuto contraddire. Sic!
    Avevo scelto la via più pilatesca e comoda: tacere. Ma poi ho sentito un’ombra crescere su tale scelta. Ombra che ha preso spessore per cui, per diradare l’orrido fantasma, e una specie di senso di colpa per mancata lealtà – eccomi qua.
    Il mio incontro con Vassalli risale ai tempi di Chimere, che non mi piacque. Recentemente, ne vedevo le note sul Corsera-Cultura, che infine omettevo di leggere. Trovandole ingenue e ovvie.
    Fatico a sintetizzare cosa di Vassalli non mi piace. Ma dovendo per forza essere breve – mi viene da dire che Vassalli più che uno scrittore, è una specie di saggista, un professore che scrive. Come tanti scrivono. Come tanti analizzano. Come tanti si dilungano a spiegare. Come tanti da tanto operano e pubblicano.
    Non ci trovo il frizzo, uno stile, una personalità, un Hemingway o un Fight Club o un Calvino o…
    Definirei Vassalli un pregevole e onesto (dote questa non da poco!), scrupoloso e infaticabile operatore culturale.

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    1. Caro Guido… se veramente mi conosci e apprezzi 😉 non dovresti farti nessun problema nell’esprimere qui liberamente il tuo pensiero, su qualsiasi autore e nel modo che ritieni più appropriato. Questo è un blog ultra democratico, talvolta si può anche scherzare e divagare, basta un minimo di buon senso e di rispetto per le opinioni altrui. L’importante, soprattutto, è motivare le proprie opinioni, ossia non parlare a vanvera… E non mi sembra che tu abbia delle carenze in tal senso. Credo anche che la stima e la simpatia per una persona crescano in modo proporzionale alle possibilità di scambio che si possono avere con la stessa, anche quando i gusti e gli interessi non collimano,… non ti sembra? La schiettezza e la lealtà (oltre all’ironia, quella piacevole e sottile) sono le cose che prediligo in assoluto, perché sono sempre sintomatiche di una grande intelligenza. Mentre la falsità e l’ipocrisia, al contrario, si nutrono solo di invidia e insicurezza. Quindi lungi da me qualsiasi commentatore che non abbia il coraggio di essere sincero! 😉
      Per quanto riguarda Vassalli, concordo sul fatto che i suoi romanzi richiedano un certo impegno. Non sono delle letture leggere e scorrevoli. Lui era soprattutto, come hai detto, un grande studioso, ed è infatti spesso palpabile nelle pagine dei suoi libri questa profonda passione per le notizie e le documentazioni storiche. L’impressione, è vero, può essere quella di una narrativa che a tratti si mescola con la saggistica, riscontrabile soprattutto nei momenti in cui l’autore si sofferma a lungo su certi passi, per spiegarli meglio o rifletterci a fondo… cosa che personalmente trovo però interessante, perché ne esco ogni volta arricchita a livello culturale.

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  4. Renza

    Guido Sperandio ha fatto molto bene ad esprimere il suo giudizio su Vassalli che era uomo e scrittore franco, duro, spigoloso e abituato ad esprimere i suoi giudizi ( e non a tacerli). Di Vassalli ho apprezzato alcuni libri ( soprattutto ” La notte della cometa”) ma la sua scrittura mi è sempre apparsa più congeniale nella critica a certa attualità e a certi luoghi comuni che lui aggrediva e scarnificava . Penso soprattutto a ” Sangue e suolo” , un pamphlet che rivedeva il tema dell’ Alto Adige e delle prerogative speciali, senza tanti distinguo ma con molte verità sottaciute.

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  5. Un grande scrittore, non c’è dubbio-. Anche se, per la verità, non ho amato, ad esempio, proprio La chimera, ripromettendomi sempre di rileggerla nel dubbio di averla, come si dice ‘presa male’ (capita, con i libri) dato che pare venga considerato il suo capolavoro.
    Tuttavia, un libro come Marco e Mattio è sufficiente a definire la grandezza di un autore. Anche in questo caso, certamente, al di sotto di quelle pagine, c’è un profondissimo studio storico, di una valle difficile, oggi meta turistica ma fino a qualche decennio fa direi quasi sovrapponibile a quella che Vassalli descrive, a cavallo tra il ‘700 e inizio ‘800. Resta che quella storia, nata da una documentazione profondissima sulla vita della valle, sulla storia del primo ‘matto’ di cui, all’ospedale psichiatrico di S. Servolo esiste documentazione, è narrata con una forza visionaria che sta solo nelle corde di un grande narratore; una storia monumento ai perdenti, irripetibile e definitiva.
    Se, quando, lo leggerai, mi piacerà molto leggere una tua recensione.

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