La chimera

Sebastiano Vassalli
La chimera, Sebastiano Vassalli, ET Einaudi, 1992, 303 p.

Inauguro il nuovo blog con un autore genovese che mi piace molto per serietà e competenza, in particolare per la sua capacità di documentare nel dettaglio ciò che racconta senza per questo risultare noioso o pesante. La chimera è forse uno dei suoi romanzi storici più belli e conosciuti, probabilmente anche il più adatto per conoscere e apprezzare questo grande scrittore. Certamente non è una passeggiata, nel senso che l’abbondanza di citazioni e digressioni richiede comunque un certo impegno nella lettura, ma lo stile narrativo è così piacevole, avvolgente e scorrevole che ti ritrovi all’ultima pagina quasi senza accorgertene. Col desiderio, subito dopo, di leggere qualcos’altro di questo autore. Ma parliamo ora del libro in questione…

La storia di Antonia prende forma alla fine del XVI secolo, in quella famigerata epoca della caccia alle streghe definita da storici e antropologi come “la più profonda vergogna della civiltà occidentale”. Basandosi sui verbali del processo, Vassalli ha ricostruito la storia di una ragazza condannata al rogo con l’accusa di  stregoneria, una ragazza che in realtà aveva l’unica colpa di essere nata bella, vittima dell’invidia e dell’ignoranza della gente oltre che di un fanatismo religioso che ai quei tempi non aveva limiti. Siamo nell’Italia del 1590, quando la Santa Inquisizione era all’apice del suo potere e la caccia all’eretico era all’ordine del giorno. In realtà la Chiesa non era nuova a misfatti di questo genere, basta scartabellare gli archivi storici per rendersene conto: dalla strage calabrese dei Valdesi del 1561, con più di duemila persone trucidate perché colpevoli di seguire un credo diverso da quello imposto dalla Santa Sede, fino al massacro francese della Notte di San Bartolomeo, dove nel 1572 oltre diecimila ugonotti “protestanti” furono barbaramente uccisi da un’orda di devotissimi “cattolici”. Non bisogna poi dimenticare che la Chiesa perseguitò anche personaggi famosi dell’epoca, come ad esempio il filosofo Giordano Bruno, arso vivo all’inizio del 1600, e in seguito l’ancor più noto Galileo Galilei, costretto ad abiurare le sue teorie sul sistema eliocentrico per evitare la condanna a morte. Prima di entrare nel vivo del romanzo vorrei anche ricordare che la caccia alle streghe era stata aperta ufficialmente dal pontefice Innocenzo VIII, con una bolla promulgata nel 1484 per “punire, incarcerare e correggere” le persone infette dal crimine della  “perversione eretica”, e per svolgere con nuovo potere il ministero dell’Inquisizione. Il documento che giustificava tali azioni era il Malleus malificarum (1486), chiamato anche Il Martello delle streghe, una sorta di “manuale del perfetto inquisitore” compilato da due domenicani tedeschi, che elencava nel dettaglio tutte le modalità per riconoscere una strega e i sistemi  di tortura (inenarrabili) per indurla alla confessione. Sono gli anni più cruenti dell’Inquisizione, caratterizzati da manifestazioni di intolleranza religiosa e segnati da migliaia di condanne per eresia e stregoneria. L’antifemminismo religioso, influenzato da una profonda e atavica misoginia, impone di fuggire la donna bella e di carattere “arma del demonio, causa prima della nostra perdizione”; viene invece tollerata la donna moglie madre sottomessa e devota, che alleva i figli e assicura la progenie, la contadina operosa e instancabile, la suora rinchiusa tra le mura del convento.

Ed è in quest’epoca di estrema miseria economica e di notevole arretratezza socio-culturale che cresce Antonia, abbandonata presso un convento dopo la nascita e poi adottata da una famiglia di contadini. Il contesto è quello della provincia novarese, più  precisamente quello di un piccolo paesino della bassa, Zardino, che come l’autore ripete più volte nel libro ora non esiste più, probabilmente cancellato da una piena del fiume Sesia o da chissà cos’altro. Antonia diventa sempre più bella e manifesta anche un carattere indipendente, suscitando invidie e giudizi negativi tra le comari, a cui si aggiunge ben presto l’astio dei pretendenti rifiutati. Le sue escursioni sul “dosso dell’albera”, una collinetta dove si incontrava di notte con un vagabondo di cui si era invaghita, provocano ben presto sospetti, pettegolezzi e maldicenze. Qualcuno, come spesso succede in questi casi, comincia a lavorare troppo con la fantasia e racconta di averla vista mentre si accoppiava con il diavolo o mentre eseguiva sortilegi per causare siccità, malattie dei bambini e decessi di animali. Timori e dicerie che ben presto si diffondono a macchia d’olio tra i compaesani e che purtroppo sfoceranno in un epilogo sventurato…

Un romanzo che a mio parere merita di essere letto, anche per capire meglio la situazione sociale di quel tempo che a causa degli interessi governativi e religiosi viveva sepolta nell’oscurantismo più totale. I fatti realmente accaduti, inframmezzati da qualche inserzione di pura fantasia, diventano quindi il pretesto per un esame approfondito di una società lontana nel tempo, terribile ma purtroppo vera. Mi è apparsa straordinaria la ricostruzione storica con l’utilizzo di alcune terminologie dell’epoca, sia in dialetto che in latino, per le quali l’autore ha certamente dedicato molto tempo alla ricerca e allo studio delle fonti. Durante la lettura ti scatta un paragone automatico con i Promessi Sposi, visto il combaciare del periodo storico, ma in realtà ci sono sostanziali differenze: se Manzoni si preoccupa di operare una distinzione tra la corruzione delle alte gerarchie ecclesiastiche e le opere di bene dei frati, dei parroci e della gente del popolo, confidando addirittura nell’intervento della Divina Provvidenza, Vassalli ci trasmette invece un ritratto dell’epoca molto più fosco, inquietante e totalmente pessimistico, che non concede alcun spazio alla speranza. Per Vassalli il Seicento è un secolo senza Dio, e non a caso i capitoli di premessa e congedo del romanzo si intitolano “Il nulla”:

 Un Dio <<in nome del quale molte cose si dissero e molte altre si compirono>>, un Dio che è <<assente ovunque, o forse lui stesso è il nulla, chi può dirlo! E’ lui l’eco di tutto il nostro vano gridare, il vago riflesso d’una nostra immagine che molti, anche tra i viventi di quest’epoca, sentono il bisogno di proiettare là dove tutto è buio, per  attenuare la paura che hanno del buio.>>

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10 pensieri su “La chimera

  1. Innanzitutto buona avventura su WordPress!
    Io ho letto “La chimera” il secondo anno di liceo, su imposizione scolastica, e non sono riuscita ad apprezzarlo appieno. Sarà per l’eccessiva importanza della storia nella narrazione, sarà per alcune scene violente che mi hanno un po’ infastidita, sarà anche per la mentalità dell’epoca, che mi ha fatto distaccare dal libro… però non lo ritengo il migliore di Vassalli. Ho preferito di gran lunga “Un infinito numero”, anche questo su sfondo storico ma più dal punto di vista di alcune tematiche, come quella del tempo.

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    1. “Un infinito numero” ancora mi manca, sicuramente farà parte delle prossime letture insieme a “Le due chiese”. Le ricostruzioni storiche o biografiche di Vassalli sono sempre rigorose e ineccepibili, però secondo me riesce a renderle appassionanti per il lettore. Non è schiavo della minuzia della sua indagine storica, della necessità di raccogliere fatti, date e notizie precise, ma al contrario sono questi ultimi al servizio della sua vena creativa. Anni fa avevo letto La notte della cometa, sulla vita travagliata del poeta Dino Campana, che mi aveva allo stesso modo turbata e affascinata. Adesso ho lì in vista sullo scaffale “Cuore di pietra”, che mi è stato regalato da poco, quindi dovrò darci la precedenza… Quando lo guardo sento che mi chiama, ma devo prima finire un libro di Auster che mi sta catturando tantissimo, sono all’ultimo racconto ma sto frenando perché mi dispiace finirlo, e poi c’è il caro Bàrnabo che poltrisce sul comodino… Quali erano i buoni proposti per il nuovo anno? Forse tra questi c’era anche quello di non leggere mai più due-tre libri contemporaneamente? Tsé…

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  2. Athenae Noctua

    Mi hai fatto venire voglia di riprendere i due libri di Vassalli che ho letto: non solo questo, ma soprattutto “Un infinito numero”: sono due testi diversi, ma entrambi hanno il sapore dei classici, dei libri che hanno molto da dire oggi e la cui eco potrà durare a lungo. 🙂

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    1. Se un libro vecchio merita, si rilegge volentieri a distanza di tempo… anche se la pila di quelli nuovi ci ringhia addosso dalla mensola. Adesso con Vassalli devo trattenermi, ma il prossimo sarà quello che mi avete consigliato 😉

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  3. Pingback: Marco e Mattio | LIBRI NELLA MENTE

  4. … Non potevo partire che da qui!
    Anch’io, come un’altra utente che ha commentato l’articolo, sono stata spinta verso questo romanzo al secondo anno di liceo, ma all’epoca, con i miei quindici anni, non sono riuscita ad andare oltre il quarto capitolo (troppo inesperta e troppo appassionata di Calvino per approdare alla prosa e all’accuratezza di Vassalli, probabilmente). Ancora me ne cruccio, perché ho dovuto attendere la bellezza di dieci anni prima che un barlume di coraggio – o meglio, di lucidità –facesse capolino e mi costringesse a riprendere in mano questo capolavoro!
    Concordo con te su tutta la linea: è un’opera che trasuda impegno, competenza e passione a ogni riga; un esempio principe di come si dovrebbe scrivere un romanzo storico, ecco. Le descrizioni di luoghi, di eventi, di personaggi sono intense, molto spesso agghiaccianti, e lo sforzo di proporre al lettore non solo il latino giuridico e religioso dell’epoca ma anche forme dialettali del posto, che probabilmente sono andate perdendosi nel tempo, spazzate via dalla piena pure loro, è sinceramente commovente. Ripeto, mi spiace aver indugiato tanto prima di riprendere in mano “La chimera”, e mi spiace pure che a questo romanzo, nonostante il prestigioso premio vinto, non sia dato particolare lustro – è solo una mia impressione?
    Beh, che dire, poi, del tuo stile scorrevole? La lettura è stata piacevolissima e mi ha ricordato perfettamente il contenuto del romanzo. Ho apprezzato molto anche il tuo paragone con Manzoni, chiaro e preciso. Complimenti!

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    1. Sono convinta che per ogni libro ci sia il momento giusto, quindi da tempo non mi preoccupo più di non aver apprezzato in pieno un autore o di non averlo ancora approcciato. Spesso i recuperi riservano poi delle belle sorprese, come infatti è capitato a te 😉 Mi fa piacere aver scoperto un’altra lettrice appassionata! Spero di leggere una marea di articoli nel tuo nuovo blog, a cui auguro un percorso lungo e splendente. Se vuoi esplorare altri blog letterari, ti consiglierei di dare un’occhiata al blogroll e ai post periodici intitolati “Cose belle da leggere”. Così fai nuove amicizie e scopri molti articoli interessanti. A presto rileggerci!

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